Accade
sempre più frequentemente che le società di ricerca e selezione del
personale tengano in considerazione la cosiddetta “web reputation”
dei candidati, anche su richiesta precisa delle aziende clienti.
Potrà,
dunque, succedere che, nel corso di una ricerca mirata, un
selezionatore si preoccupi di controllare il profilo di un potenziale
futuro collaboratore, ad esempio, su Facebook e, pur comprendendo
razionalmente che non tutte le informazioni pubblicate corrispondano
al vero, ne sia più o meno consapevolmente influenzato.
Il
candidato, di conseguenza, dovrà armarsi di una sempre maggiore
oculatezza nella “costruzione” della propria immagine virtuale,
soprattutto mediante un’attenta separazione tra la propria identità
professionale ed il ritratto privato che emergerà dai social.
Si
tratterà di considerare il web in termini di self marketing,
investendo in maniera strategica sulle modalità di utilizzo dello
stesso, dal momento che una “pagina” che parli di noi potrebbe
essere “letta” quale specchio del nostro modo di essere e di
rapportarci con l’esterno/con i clienti/ con il mondo del lavoro in
generale.
La
reputazione nel web è, spesso, il risultato di una sorta di
passaparola avente funzioni differenti: per alcuni soggetti nascerà,
ad esempio, dall’esigenza di condividere esperienze, anche negative
(il malessere per un licenziamento considerato ingiusto, per episodi
di favoritismo in ufficio, per un carico di lavoro eccessivo),
trasformandosi, talvolta, in un’arma a doppio taglio.
Potrebbe
essere sufficiente l’impiego di un “tono” ambiguo o il
lasciarsi andare ad un commento superficiale per essere fraintesi.
Soprattutto per “il cercatore di lavoro”, cautela e delicatezza
dovranno essere considerate quali parole d’ordine.
Spesso,
il candidarsi per un posto ambito può trasformarsi nel terreno di
una competizione tra soggetti con preparazione e abilità affini,
generando non difficilmente reazioni di concorrenti “agguerriti”,
pronti a sferrare giudizi lesivi al fine di “spostare”
l’attenzione del cliente/azienda su di sé.