Anche
all´interno di un gruppo di lavoro ormai consolidato può accadere
che l´inserimento di un nuovo membro, magari caratterizzato da un
livello di aggressività più alto della media, crei situazioni di
disequilibrio, minando le dinamiche comunicative utilizzate con
efficacia sino a quel momento.
Quando
la comunicazione presenti un malfunzionamento i risultati
complessivi, inevitabilmente, ne risentiranno e diventerà
prioritario l´attuare misure strategiche in modo che il
"funzionamento" del gruppo torni ad essere positivo.
Un
atteggiamento arrogante e prevaricatore non sarà sicuramente facile
da gestire e si potrebbe innescare un meccanismo privo di sbocchi
verso il compromesso, ovvero il rispondere, a propria volta, con un
comportamento aggressivo, dando luogo ad un circolo vizioso di
condotte negative e controproducenti.
Anche
la passività sarà rischiosa: si potrebbe andare incontro alla
privazione di alcuni dei propri fondamentali diritti o
all´impossibilità di approdare a soluzioni costruttive.
La
strada migliore, invece, consisterà nella messa in atto di
comportamenti assertivi, risparmiando energie
e
promuovendo le proprie opinioni in modo rispettoso, ma energico e
convinto.
La
persona assertiva, infatti, è pienamente consapevole dei propri
stati d´animo ed è in grado di esprimerli senza difficoltà, mirando
alla risoluzione dei problemi e mostrandosi empatica nei confronti di
chi la circondi. Si tratta di un modo di essere che affonda le sue
radici nell´autostima, ma che non potrà attecchire in assenza di
fiducia negli altri e nel gruppo. La libertà di esprimersi e il
rispetto per i punti di vista differenti saranno, dunque, ingredienti
fondamentali.
Le
parole diventeranno elementi preziosi e l´attenzione allo stile
comunicativo e al linguaggio dell´altro (differenti, ad esempio, per
personalità, cultura, background) costituirà una chiave importante
per ritrovare una comunicazione efficace. Infine, si dovrà imparare
a richiedere frequenti feedback, affinchè il dialogo risulti sempre
bidirezionale.